Comunicazione politica in rete: come vincere le elezioni online

Sfatiamo subito un mito: il web in sé NON FA vincere le elezioni. Recenti studi hanno evidenziato come solo il 16% dei votanti abbia preso la propria decisione di voto grazie all’apporto esclusivo o comunque predominante delle informazioni provenienti dal web. E altri studi hanno evidenziato come l’impatto dei media tradizionali, le convinzioni radicate e l’abitudinarietà sono ancora i fattori che orientano il voto nei principali paesi occidentali, pur con significative differenze tra di essi.

Ciò detto, però, non si può ignorare il forte impatto che il web ha sull’elettorato anche grazie all’effetto “sponda” degli altri media: si partecipa ai dibattiti con Twitter, ci si informa sui provvedimenti adottati a ogni livello di governo sulla rete e si raccolgono dati e informazioni con meno filtri rispetto al passato con tutti gli inconvenienti del caso. Un esempio iconico sono le “bufale” che circolano quotidianamente su Facebook secondo cui “ieri notte i politici si sono accordati per raddoppiarsi il vitalizio” o il famoso scontrino della buvette del Senato che poi si è scoperto essere un clamoroso falso.

È vero che il deterioramento che negli ultimi anni la classe politica ha mostrato a livello morale ma soprattutto qualitativo (i democristiani forse rubavano, ma almeno qualcosa di buono lo facevano) autorizza a dar credito a ogni balla giri sul web. Ma è anche vero che un lavoro di verifica delle fonti serio e autorevole dovrebbe mettere al sicuro i fruitori dell’informazione da informazioni errate.

Non è questo il luogo deputato ad un’analisi morale o qualitativa della classe politica nostrana (siamo pur sempre una semplice web agency!!!), a noi interessa capire come i vari partiti o movimenti utilizzano il web. E dare una nostra personalissima opinione in merito. Li analizzeremo in ordine di preferenze alle ultime consultazioni (le Europee del maggio 2014).

 

Partito Democratico

Il sito del PD è realizzato su piattaforma DOL, piattaforma utilizzata in passato anche da Italia Futura e da altre grandi organizzazioni.

Il PD utilizza il web esattamente come ti aspetti che lo faccia: in modo verticale fingendo di utilizzarlo in modo orizzontale! Fino a qualche tempo fa sul sito si incastonavano diverse forme di “community”, poi abbandonate.

Ad oggi la scelta è quella di consentire esclusivamente il tesseramento online e le altre iniziative di “proto-partecipazione” danno a volte risultati esilaranti: andate su http://servizi.partitodemocratico.it/ e, dopo un bell’alert legato all’assenza di un certificato SSL valido, finirete su una test page di Red Hat… non proprio il massimo!

La tassonomizzazione delle informazioni potrebbe sembrare piuttosto valida, con la divisione tra “Temi” di varia natura e l’aggregazione dei singoli contenuti per i vari temi. Peccato che all’interno di ogni singolo contenuto la massima forma d’interazione sia la condivisione sui social, senza alcuna forma di commento.

 

Movimento 5 Stelle

Anche in questo caso occorre a mio avviso sfatare un mito: il Movimento 5 Stelle non ha avuto il suo grande successo solo grazie alla Rete. Certo, la Rete è stata per i pentastellati un mezzo utilissimo di organizzazione e propaganda, anche grazie all’assenza di avversari. Ma il M5S ha riportato le persone in piazza, nelle strade a fare attività politica e nei cortili dei condomini a organizzarsi per risolvere problemi pratici e immediati delle persone.

Accanto a questo c’è una copiosa letteratura sulle scie chimiche, sulle sirene, sul grano saraceno e sull’uscita dall’Euro. Ma non ci sono solo vaccate.

A livello web il Movimento si assembla intorno a diversi punti focali, il primo dei quali è il blog di Beppe Grillo, il sito da cui è partito il Movimento stesso, che ha dato il via a molte campagne anche ammirevoli in ambito politico e civile ma che, diciamocelo chiaramente, fa davvero schifo.

Graficamente sembra di stare su un sito costruito da quattro smanettoni adolescenti con PHP Nuke nel 2005. A livello tecnico ogni tanto gli parte qualche pezzo. E questo aspetto disordinato e poco coerente a livello di user interaction fa sì che, in realtà, quello che venga fuori sono i contenuti scritti dal “boss” e un’accozzaglia di commenti per lo più anti-casta che danno oggettivamente poco contributo al dibattito generale.

Quindi, dietro un’alea di partecipazione totale, in realtà il M5S utilizza il web in modo estremamente verticale. Ma almeno lo fa bene.

Le altre diramazioni del Movimento (il famoso “Sistema Operativo“) sono cose fatte maluccio ma che fanno bene una o due cose al massimo: la piattaforma per votare le leggi è interessante ma non è certo questo sconvolgimento tale da farci considerare concluso un ciclo di Kondratiev! E i vari altri canali e luoghi digitali su cui il M5S si aggrega sono ben ramificati e stabiliti.

 

SEL

Quando guardo il sito di SEL mi rincuoro. È la prova di come un sito web graficamente ben fatto, essenziale nell’architettura dell’informazione e basato su alcune tecnologie semplici e condivise (WordPress come CMS, Disqus per la parte dei commenti, MailChimp per le newsletter…) unite a un bel layout responsive, possono formare un’ottima base per una presenza sul web coerente e profittevole.

Il sito ha un layout semplice e responsive, le informazioni sono direttamente accessibili e commentabili. La presenza sui social è semplice e ordinata, con un buon livello d’interazione (non a livello del M5S ma sicuramente superiore a quello di altre realtà).

SEL ha organizzato diverse campagne di successo tramite il web. Ad oggi, a mio avviso, è il partito che meglio utilizza il web come canale di contatto e confronto con la propria base. In modo costruttivo e non distruttivo…

 

Forza Italia

Il sito di Forza Italia è la cosa più simile a un volantino dell’Unieuro che esista. Ha banner ovunque. Materiali informativi sul Gran Capo e veri e propri feticci legati al culto della personalità di Berlusconi manco fosse Kim Jong-Il.

Il link ad “Azzurranet” (protetto da username e password) non promette nulla di buono: c’è puzza di Intranet simil-aziendale piena di documenti di coordinamento e ppt che spiegano come essere un buon adepto. Il link ai “Club” è di fatto una specie di trappolone per realizzare un bel profilatore di marketing politico ma dietro ha ben poco.

Lo “spazio azzurro” riporta post di forzisti opportunamente moderati e post di gente di sinistra che insulta Berlusconi in un apposito spazio chiamato “Sinistra Tolleranza”. Divertente ma poco più.

Sui social che dire: utilizzo top-down come se piovesse con comunicati a pioggia, dichiarazioni alla Gasparri e poca interazione.

 

Ci sarebbero altri partiti e movimenti ma ci siamo focalizzati sui primi 3 con la piacevole aggiunta di SEL. Il panorama è, come evidenziato, abbastanza sconfortante. Del resto la regola del web è una: content is king. Se non hai contenuti di qualità non puoi sperare di poter avere successo in un mondo ipercritico e reattivo come quello digitale. E i nostri partiti, ahinoi, di contenuti ne hanno ben pochi.

Per chi volesse qualche chiarimento in più, è disponibile una mia intervista rilasciata a RaiEdu sull’argomento. Potete trovarla qui!

Federico Giacinti

Federico Giacinti è CEO di Liquid Factory ed esperto di web marketing.